L'Università a Savigliano nel secolo XV
(a cura di Irma Naso)
Nei primi travagliati decenni di vita dell'Università di Torino, nata per iniziativa del principe Ludovico di Savoia-Acaia e ufficialmente riconosciuta come Studium generale nel 1404 con bolla del papa avignonese Benedetto XIII, Savigliano sperimentò una breve stagione universitaria. Per ragioni contingenti o, più probabilmente per contrasti con l'amministrazione torinese in merito al finanziamento delle scuole universitarie, lo Studio - che già negli anni venti era stato trasferito a Chieri - nell'agosto 1434, con lettere patenti del duca di Savoia Amedeo VIII. fu spostato a Savigliano, allora appartenente alla diocesi di Torino. Le lezioni di diritto, teologia, arti e medicina (le sole tre facoltà all'epoca attivate) ebbero inizio nel novembre di quello stesso anno.
Un numero di studenti notevole, a quanto pare superiore alle previsioni, si era intanto riversato nel centro di Savigliano, località 'minore' e di modeste risorse, che all'atto pratico si rivelò inadeguata a offrire le strutture e i servizi indispensabili a soddisfare le molteplici esigenze correlate alla presenza dell'istituzione universitaria. Già dopo pochi mesi si manifestarono problemi nell'approvvigionamento di derrate alimentari, tanto che nella primavera del 1435 le autorità locali tentarono di far fronte alla crisi annonaria fissando un calmiere sui generi di prima necessità, a cominciare dalla carne, cibo tradizionalmente ritenuto basilare nella dieta degli studenti.
Inoltre, gli stessi connotati urbanistici di Savigliano si mostrarono da subito poco consoni a far fronte a un aumento proporzionalmente così cospicuo degli abitanti, considerato che con gli universitari - compresi ovviamente i docenti - erano arrivati anche i rispettivi accompagnatori e il personale di servizio, oltre agli operatori del settore, a partire da librai e cartolai.
Se la presenza dello Studio stimolava indubbiamente le attività economiche locali, la scarsa disponibilità di alloggi e di conseguenza i canoni d'affitto elevati contribuivano ad accrescere tra gli studenti la situazione di disagio. Si aggiungano poi le insistenti reazioni della popolazione residente, che percepiva l'università come un organismo estraneo alla preesistente compagine sociale, come una presenza controversa e scomoda, anche per le croniche difficoltà dei bilanci pubblici.
Eppure il comune di Savigliano si era fatto carico, nei limiti delle proprie disponibilità, di promuovere e finanziare una serie di lavori nel convento di San Domenico per ricavarne aule scolastiche: gli ambienti destinati alla didattica erano dunque ubicati presso i frati predicatori, la cui connessione con il mondo universitario è in generale ampiamente documentata tra medioevo e prima età moderna; l'assenza di una sede propria non rappresentava comunque un limite per l'istituzione universitaria, dal momento che la precarietà dei luoghi della didattica appare una situazione abbastanza consueta nel quadro della vita accademica di quel tempo, anche per università antiche e ben più prestigiose.
Sempre sul bilancio comunale furono addebitate anche le spese per l'acquisto di appositi tavoli e scanni da collocare nella chiesa abbaziale di San Pietro, al fine di renderla idonea a ospitare le cerimonie ufficiali, quali l'inaugurazione dell'anno accademico, le dispute pubbliche e soprattutto il conferimento delle lauree: una licenza in diritto canonico fu certamente conferita il 13 settembre 1435 a uno studente transalpino, da parte del vescovo di Torino che esercitava - come di consueto - le ben note funzioni di cancelliere della "alma Universitas Studii Savillianensis", alla presenza di numerosi dottori, scolari e 'borghesi' locali.
In ogni caso il diffuso malcontento e, da ultimo, l'opposizione delle autorità comunali alla richiesta ducale di imporre un aumento dell'imposizione fiscale a favore dello Studio, dopo un solo biennio di funzionamento determinarono l'emanazione - nell'ottobre 1436 - del decreto di trasferimento dello Studio nella sua sede originaria di Torino, designata in quel momento come unica sede universitaria del ducato sabaudo.